La Cisterna delle Conserve di Valverde, denominata “I Bagni di Mario“, è un’opera sotterranea che faceva parte di un importante progetto di rinnovamento cittadino.
Fu commissionata dal Vaticano e realizzata nel 1563 dall’architetto palermitano Tommaso Laureti. Questo complesso idraulico, contrariamente a quanto si possa pensare, non ha mai avuto relazione con l’uso termale. L’importante manufatto dell’idraulica rinascimentale raccoglieva le acque dell’area di Valverde che riunendosi a quelle della Fonte della Remonda, andavano ad alimentare la Fontana del Nettuno, la Fontana Vecchia, la Vasca dei Cavalleggeri e il Pozzo di Terribilia.
L’impostazione del sistema è strutturata su due livelli. Una scala di pietra che conduce sotto terra per 40 metri, ci porta al livello superiore formato, oltre che dal vestibolo, da una grande sala ottagonale (sovrastata da una cupola avente la medesima forma), con pareti ornate da affreschi e bassorilievi corrosi dall’umidità, ma sempre ricchi di fascino, ancora di più per i giochi di luce che filtrano dall’alto di un lucernaio.
In questa sala vi sono otto piccole vasche, in origine destinate alla raccolta dell’acqua proveniente da quattro condotti che si inoltrano nella collina di Valverde e da tre conserve di raccolta collegate fra loro. L’ acqua, mediante processo di decantazione, usciva depurata e cominciava un percorso di oltre 2 km per giungere nel centro città. All’interno del primo cunicolo vi è un camino di areazione ricoperto da incrostazioni calcaree secolari. Sempre sullo stesso livello troviamo una seconda sala ottagonale più piccola, nota come “Cisternetta”, dotata di una ulteriore vasca di decantazione collegata alla sala principale mediante una breve scala.
L’acqua che usciva da questa seconda camera, tramite una apposita tubazione, raggiungeva il livello inferiore. Tutte le acque provenienti dal livello superiore procedevano all’interno di un cunicolo in mattoni fin nei pressi della Chiesa di Santa Maria dell’Annunziata, dove si univano a quelle del condotto del Remondato che a sua volta raccoglieva le acque che scaturivano da San Michele in Bosco. Il condotto situato al secondo livello inferiore che sottopassa la vasca centrale, risulta invece ostruito e non permette di proseguire verso la città.